Morta Laura Salafia: tetraplegica dal 2010 a causa della malavita catanese, si spegne a 47 anni

Laura Salafia è morta a 47 anni dopo una vita intensa. La sparatoria nel 2010 ai Benedettini in piazza Dante rese la giovane studentessa tetraplegica

A cura di Marco D'Urso
16 ottobre 2023 18:19
Morta Laura Salafia: tetraplegica dal 2010 a causa della malavita catanese, si spegne a 47 anni
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L’unica “colpa” di Laura? Aver provato a credere nella sua città e nei catanesi. Perché in fondo Laura era una studentessa qualunque e quel ch’è accaduto a lei poteva accadere a chiunque di noi, dei nostri genitori, dei nostri figli. L’unica “colpa” di Laura? Aver dato un esame ed essersi trovata nel posto “giusto” al momento sbagliato. Se queste non vi sembrano vere colpe avete ragione: nella storia di Laura Salafia c’è tutta la sconfitta di Catania e i catanesi.

Ha vinto la malavita, che non ha lasciato la libertà a una giovane ragazza di seguire i propri sogni accademici senza preoccuparsi che un proiettile vagante (destinato a una regolazione di conti tra criminali) finisse per stravolgere la vita di quella giovane studentessa piena di sogni, che ha comunque realizzato con caparbietà e senza mai farsi fermare dal destino avverso sino ad oggi. Laura Salafia è morta quest’oggi all’età di 47 anni dopo esser divenuta tetraplegica nel 2010 a causa di un proiettile vagante davanti i Benedettini a piazza Dante.

Cos’accadde nel 2010: la sparatoria davanti la Facoltà che fece diventare Laura Salafia tetraplegica

Laura Salafia era una giovane studentessa come molte altre, accumunate dalla voglia di “mangiare” la vita, un morso dopo l’altro, sognando in grande e aspirando al massimo. Per questo motivo nel 2010 la giovane studentessa si trovava in un luogo che dovrebbe essere sicuro almeno su carta: la Facoltà di Lettere di Catania.

Il primo luglio del 2010, Laura aveva appena dato un esame, era felice e soddisfatta, e stava apprestando a tornare a piedi a casa ma non prima di andare coi colleghi a pranzare e festeggiare assieme. Proprio in quel frangente, due criminali pregiudicati stavano effettuando un regolamento di conti e in una scena quasi filmica (sicuramente lontane da realtà in cui esistono istituzioni, Forze dell’Ordine e civiltà) sono stati sparati diversi colpi di pistola da uno scooter all’altro. Uno dei proiettili colpì malamente Laura Salafia al tratto cervicale della colonna vertebrale. Il proiettile vagante rese Laura Salafia tetraplegica.

Laura Salafia Morta Tetraplegica Catania Benedettini Sparatoria Piazza Dante 1
Laura Salafia Morta Tetraplegica Catania Benedettini Sparatoria Piazza Dante 1

Il criminale dal folle gesto, Andrea Rizzotti, è stato condannato a 16 anni e sei mesi di reclusione per la sparatoria, con l’obiettivo iniziale di colpire un pregiudicato che lo aveva precedentemente insultato. Dopo l’incidente, Laura Salafia trascorse 16 mesi in terapia presso un centro specializzato vicino a Imola, chiamato Montecatone, prima di fare ritorno a Catania, dove visse in una casa appositamente attrezzata per lei.

La forza di volontà di Laura Salafia dopo il 2010: passione, voglia di vivere e onorificenze

La nuova vita non voluta da Laura Salafia comincia nel 2011, quando iniziò a pubblicare regolarmente un suo “diario aperto” sul quotidiano La Sicilia, raccolto successivamente nel volume intitolato “Una forza di vita”. Il 10 settembre 2016, Laura Salafia ebbe l’opportunità di incontrare Papa Francesco in piazza San Pietro. Nel 2021 le fu conferito il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella. Il 9 giugno di quest’anno, l’Università di Catania le conferì la laurea magistrale honoris causa in Filologia moderna.

Quel giorno, come tristemente molti altri a Catania, ha vinto la malavita, libera di far sentire i criminali autorizzati a sparare davanti un’Università senza alcuna remora. Seppur Catania continua a vessare in una situazione a dir poco insicura, Laura Salafia ha mostrato la forza dell’onestà, della voglia di vivere che supera ogni avversità. Laura Salafia si spegne a 47 anni e noi, unendoci al cordoglio, non possiamo che ammirare e prendere a esempio una giovane studentessa che ha saputo andare oltre il marcio, oltre le avversità, oltre la “normalità”.

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