Ex scuole nei quartieri di Catania abbandonate e quasi in macerie: «Sottrarle alla microcriminalità»

Le opere incompiute a Catania non mancano ma, come in ogni città in perenne evoluzione, non mancano nemmeno strutture fatiscenti e abbandonate. Tra queste vi sono delle ex scuole nei quartieri perifer...

A cura di Marco D'Urso
20 agosto 2022 10:00
Ex scuole nei quartieri di Catania abbandonate e quasi in macerie: «Sottrarle alla microcriminalità»
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Le opere incompiute a Catania non mancano ma, come in ogni città in perenne evoluzione, non mancano nemmeno strutture fatiscenti e abbandonate. Tra queste vi sono delle ex scuole nei quartieri periferici che sono totalmente abbandonate e quasi in macerie. Per il Partito Democratico vi è un serio pericolo di microcriminalità e si dovrebbe agire.

Nello specifico, a parlarne è l’esponente PD Ersilia Saverino: «Il problema di fondo è che Catania, in questo momento, sta vivendo un degrado e un abbandono senza fine che colpisce tantissime strutture pubbliche- ex scuole- oggi ridotte a un cumulo di macerie. Quelle che una volta erano baluardi di legalità, nei quartieri a rischio, oggi sono simbolo di degrado e vandalismo. Chiedo che quest’Amministrazione comunale attivi un processo virtuoso che sottragga moltissimi ex istituti didattici alla microcriminalità ed al declino persistente. Sto parlando delle due “Brancati” di via della Dalia e dello Stradale San Teodoro a Librino, della “Capponi-Recupero” di via Villa Glori, della “Livio Tempesta” di via Toledo e della “Padre Santo di Guardo” di via Belvedere a San Giovanni Galermo».

Come sempre, esclusa qualche rara eccezione, il politico punta il dito contro il partito opposto, denigra e scandalizza ma non propone una concreta soluzione, lasciando divenire l’appello una mera presa di coscienza per i cittadini che, però, sono già ben informati e quasi arresi alla situazione attuale. Per il politico: «Bisogna progettare modalità partecipative per l’attuazione delle strategie necessarie a recuperare queste strutture con l’impiego dei fondi europei. Successivamente va attivato un modello di sviluppo locale con associazioni, parrocchie, università, enti no profit che, con un forte senso di responsabilità, possono aderire al piano di riscatto delle periferie catanesi. Accendere i riflettori su questi plessi catanesi vuol dire cominciare a metterli al centro di un progetto dove le periferie da spettatrici diventino gli attori centrali di questa rivoluzione sociale».

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