Acciaierie di Sicilia, a rischio stabilimento catanese: «Governo nazionale e regionale intervengano»

È l’allarme lanciato dalla Ugl Metalmeccanici per il futuro dello stabilimento catanese, che sottolinea come l’energia sia a caro prezzo ma al contempo il mercato è quasi fermo. A lanciare l’accorato...

A cura di Marco D'Urso
01 luglio 2022 15:19
Acciaierie di Sicilia, a rischio stabilimento catanese: «Governo nazionale e regionale intervengano»
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È l’allarme lanciato dalla Ugl Metalmeccanici per il futuro dello stabilimento catanese, che sottolinea come l’energia sia a caro prezzo ma al contempo il mercato è quasi fermo. A lanciare l’accorato appello, per una celere richiesta di aiuto, è Angelo Mazzeo, segretario provinciale della federazione Ugl Metalmeccanici di Catania. Nella nota sindacale vi sono i timori e le preoccupazioni dei dipendenti.

Il comunicato Ugl Metalmeccanici espone: «Quanto sta accadendo nell’ambito di Acciaierie di Sicilia, con l’attività lavorativa ormai quasi ferma e il personale in solidarietà, è davvero allarmante per il futuro di un’azienda così importante per l’economia e l’occupazione del nostro territorio. Invochiamo per questo un intervento urgente da parte sia del Governo nazionale che di quello regionale. Nei giorni scorsi abbiamo avuto modo di incontrare alcuni lavoratori che hanno manifestato apprensione per la situazione che non prospetta affatto nulla di buono».

La nota sindacale verte sui problemi dello stabilimento catanese: «Alla già ben nota problematica legata all’esponenziale aumento dei costi per l’approvvigionamento energetico, si sono sommate criticità in riferimento al mercato che ha provocato un pesante rallentamento dell’intera filiera produttiva e commerciale del nostro paese. Tant’è che i magazzini dello stabilimento catanese della catena siderurgica sono pieni di prodotti finiti, molti dei quali già prenotati, in attesa di essere stoccati. Di conseguenza, con gli spazi saturi, diventa complicato realizzare altro materiale e nelle ultime settimane un gruppo di operatori è stato richiamato in servizio in fabbrica solo quando è stato necessario».

Le conseguenze ricadono sui lavoratori: «Per il resto è stata attivata la solidarietà che si traduce in un emolumento mensile ridotto ormai a poco più del 50% del normale salario. Una cifra davvero irrisoria per lavoratori che devono far fronte a spese familiari o impegni economici personali già assunti quando la paga lo consentiva. Se sommiamo questo ai due anni di crisi Covid di certo non facili, viene fuori una miscela che potrebbe diventare pericolosa e, facilmente, esplosiva in assenza di prospettive. C’è infatti paura per il domani, perché andando avanti così le cose non è difficile ipotizzare scenari non sereni».

Infine, il comunicato chiosa con una richiesta di aiuto dalle istituzioni: «Chiediamo, quindi, che da Roma e da Palermo possano arrivare forti segnali di attenzione nei confronti di questa vertenza, non solo in termini di un aiuto economico concreto per alleviare il disagio dei lavoratori, ma principalmente in incisive iniziative a difesa del mercato e dei produttori del nostro territorio, già molto vessati dal rincaro delle forniture energetiche. Bisogna fare di tutto per evitare che l’inerzia possa ancor di più danneggiare l’attività economica e decretare la morte anche di questo settore che, nella nostra città, impiega centinaia di padri di famiglia tra il diretto e l’indotto».

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